Archivio | 9 marzo 2012

Elio Pagliarani

Ieri ci ha lasciato Elio Pagliarani. Lo ricordo con questo testo del 1953, grondante, come tutta la sua poesia, straordinaria umanità.

da Cronache e altre poesie
(1954)

[I goliardi delle serali in questa nebbia]

I goliardi delle serali in questa nebbia

hanno voglia di scherzare: non è ancora mezzanotte

e sono appena usciti da scuola

«Le cose nuove e belle

che ho appreso quest’anno» è l’ultimo tema da fare,

ma loro non si danno pensiero, vogliono sempre scherzare.

Perché il vigile non interviene, che cosa ci sta a fare?

È vero però che le voci son fioche e diverse, querule anche nel riso,

o gravi, o incerte, in formazione e in trasformazione,

disparate, discordi, in stridente contrasto accomunate

senza ragione senza necessità senza giustificazione,

ma come per il buio e il neon è la nebbia che abbraccia affratella assorbe inghiotte,

e fa il minestrone

e loro ci sguazzano dentro, sguaiati e contenti

– io attesto il miglior portamento dei due allievi sergenti,

il calvo in ispecie, che se capisce poco ha una forza di volontà

militare, e forse ha già preso il filobus.

Quanta pienezza di vita e ricchezza di esperienze!

di giorno il lavoro, la scuola di sera, di notte schiamazzi

(chi sa due lingue vive due vite)

di giorno il lavoro la scuola di sera, – non tutti la notte però fanno i compiti

e non imparano le poesie a memoria, di notte preferiscono fare schiamazzi,

nascondere il righello a una compagna

e non fanno i compiti

– ma non c’è nessuno che bigi la scuola

sono avari

tutti avari di già, e sanno che costa denari denari.

1953