Elio Pagliarani
Ieri ci ha lasciato Elio Pagliarani. Lo ricordo con questo testo del 1953, grondante, come tutta la sua poesia, straordinaria umanità.
da Cronache e altre poesie
(1954)
[I goliardi delle serali in questa nebbia]
I goliardi delle serali in questa nebbia
hanno voglia di scherzare: non è ancora mezzanotte
e sono appena usciti da scuola
«Le cose nuove e belle
che ho appreso quest’anno» è l’ultimo tema da fare,
ma loro non si danno pensiero, vogliono sempre scherzare.
Perché il vigile non interviene, che cosa ci sta a fare?
È vero però che le voci son fioche e diverse, querule anche nel riso,
o gravi, o incerte, in formazione e in trasformazione,
disparate, discordi, in stridente contrasto accomunate
senza ragione senza necessità senza giustificazione,
ma come per il buio e il neon è la nebbia che abbraccia affratella assorbe inghiotte,
e fa il minestrone
e loro ci sguazzano dentro, sguaiati e contenti
– io attesto il miglior portamento dei due allievi sergenti,
il calvo in ispecie, che se capisce poco ha una forza di volontà
militare, e forse ha già preso il filobus.
Quanta pienezza di vita e ricchezza di esperienze!
di giorno il lavoro, la scuola di sera, di notte schiamazzi
(chi sa due lingue vive due vite)
di giorno il lavoro la scuola di sera, – non tutti la notte però fanno i compiti
e non imparano le poesie a memoria, di notte preferiscono fare schiamazzi,
nascondere il righello a una compagna
e non fanno i compiti
– ma non c’è nessuno che bigi la scuola
sono avari
tutti avari di già, e sanno che costa denari denari.
1953